“Era una mattina umida e nebbiosa. Pietroburgo si svegliò malvagia e infuriata, come un’irritata vergine mondana, gialla di rabbia per il ballo della sera precedente. Era arrabbiata dai piedi alla testa. Aveva riposato male, la sua bile si era versata in enorme quantità, forse si era ammalata e aveva preso un raffreddore, la sera aveva forse perso alle carte, come un bambino. Solo lei si era indispettita così tanto, che era penoso guardare i suoi umidi, grandi muri, i suoi marmi, bassorilievi, statue, colonne, che sembravano essersi ugualmente innervositi per il cattivo tempo, tremare e battere i denti dall’umidità, sul nudo granito delle strade, come se si incrinasse con odio sotto le gambe dei passanti…”
(Fëdor Dostoevskij)